Bottiglie in mare

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Publié le 17/08/2017

Al porto de La Ciotat le strutture del comandante di peschereccio Gérard Carrodano, si avvicinano a quelle di un grande cantiere navale. I contenitori disposti a terra dal pescatore, e che fungono da luogo di vita, contrastano con lo spettacolo offerto dalle navi da crociera di lusso ormeggiate a qualche metro dalla barca da pesca Barbe d’Or.

Tra le sue strutture, un piccolo hangar che ospita grandi vasche dove nuotano delle Razze e una moltitudine di pesci. Sono stati presi dal pescatore, specializzato nella cattura di esemplari rari da 25 anni. Le varie ordinazioni vengono dagli acquari privati e pubblici della regione, e alcuni sono destinati al centro di ricerca nazionale dell’Ifremer, Istituto francese di ricerca per la valorizzazione del mare. Al nostro arrivo un biologo viene a prelevare un piccolo di cernia, specie protetta nella regione. Questo marittimo, fine conoscitore della biodiversità marina e delle specie che la compongono, è sensibile alle tematiche ambientali e alle diverse forme di inquinamento. Saliamo a bordo per saperne di più.

Sous-titres Vidéo Youtube : Bottiglie in mare! (La battaglia di un pescatore de La Ciotat)
Intro: Oggi l’equipe di Rete 15-38 vi porta a bordo di Barbe d’Or in compagnia del suo proprietario, Gérard Carrodano, comandante di peschereccio a La Ciotat. Ci parlerà di un tema che gli sta a cuore: l’inquinamento del Mediterraneo e l’importanza dell’impegno civile oggi per le generazioni future.

Hélène: Siamo venuti a discutere di inquinamento, delle diverse forme di inquinamento nel mar Mediterraneo, e delle conseguenze che ha sui pesci, sulla flora e la fauna marine. Qui siamo a La Ciotat e lei, che pesca qui da anni, cosa può dirci su questo tema?
Carrodano: Quello che posso dire su questo tema è che negli ultimi due decenni ci sono stati più miglioramenti che peggioramenti
Miglioramenti in particolare su tutto ciò che riguarda gli idrocarburi, da quando gli aerei di dogana tracciano i grossi inquinatori, che erano le grandi navi, non abbiamo più quello che succedeva quando eravamo ragazzini, ovvero i piedi sporchi di grasso in estate sulle spiagge

Non si hanno più neppure quelle palline di olio combustibile

È vero che c’è stato un netto miglioramento. Oggi c’è sempre troppo inquinamento, troppi macro rifiuti. C’è stato un bel rincaro dei sacchetti di plastica e da quando i grandi magazzini sono più restii a darli vediamo meno buste di plastica rispetto a prima, ma c’è sempre troppa plastica, il pacchetto di sigarette e il cellophane che lo protegge, bicchieri di plastica, a volte teloni, quindi c’è un grosso lavoro di sensibilizzazione di ognuno

Il lato perverso è un po’ che l’urbanizzazione da una parte a terra, con tutto quel che causa, non fa che aumentare, il numero di barche in mare allo stesso modo non smette di aumentare. Per questo è necessario adattare tutte le soluzioni al trattamento dell’acqua e al civismo di ognuno. Poi ci sono dei periodi in cui constatiamo più inquinamento che in altri: in particolare i periodi che precedono i forti temporali, perché tutto quello che è sulla terra dilava e finisce nel mare. È vero che nel periodo a fine estate o nel periodo d’autunno si ha la tendenza a vedere delle superfici inquinate con diversi materiali che vi galleggiano, ma in generale, guardate oggi, se cercassimo l’inquinamento sarebbe difficile trovarlo, perché lo vediamo che l’acque è pulita, l’acqua è chiara e mentirei se dicessi che è più inquinata di prima. Detto ciò bisogna restare vigili perché, a livello di impianti di depurazione ad esempio, ci si può fare delle domande: calcola, se un impianto di depurazione è fatto per 30000 abitanti e poi nel periodo estivo passa a 100-120mila, l’impianto può essere esteso? Sono un po’ dubbioso. E ancora, in prossimità dei nostri impianti di depurazione c’è un bel po’ di flora e fauna che rappresentano un buon bio-indicatore del livello di inquinamento del luogo, quindi bisogna continuare ad essere vigili, a sorvegliare. L’agenzia dell’acqua e i pubblici poteri hanno di norma queste funzioni. Io mi attengo al mio ruolo di sentinella del mare, nel caso in cui individuo qualcosa di sospetto o eccessivo, sia in senso positivo che negativo, il mio ruolo è di dare l’allerta e trasmettere le informazioni, cosa che faccio da diversi anni. Sono molto inquieto sugli inquinamenti industriali, perché siamo nel cuore di un enorme problema che molte persone hanno scoperto negli ultimi due anni. È il problema dei residui tossici sversati in mare generati da una fabbrica di estrazione d’allumina, dal trattamento della bauxite, che scaricavano subdolamente a profondità che erano all’origine profondità relativamente importanti, cioè a 300 metri, e oggi abbiamo le tracce di questi residui molto più in alto sulla piattaforma continentale. I prodotti che scaricavano sono le acque reflue del processo Bayer, che ci inquieta al massimo grado perché è in queste acque che sono contenuti tutti i metalli pesanti, più l’arsenico, e c’è cromo, vanadio, titanio, zinco, un sacco di roba di cui il Mediterraneo non ha certo bisogno. Questa zona non è che un nido per i crostacei e le languste, per le bottatrici, per i pagri, per le cernie di fondale, in certi periodi pescavamo anche merluzzi ai margini, e ci hanno riempito la zona di questo fango, questo fango pieno di queste schifezze di prodotti dentro, e automaticamente tutti questi animali che nascevano e che arrivavano attraverso il canyon di Cassidaigne, non hanno più niente da sperare là dentro e quindi hanno abbanddonato la zona e non può nascere più niente nel canyon di Cassidaigne, al contrario di quello che cercano di farci bere gli studi, che sono tutti finanziati dagli industriali e non è difficile capire che quando uno studio è finanziato dall’industriale, il risultato è sempre a favore dell’industriale. Noi non siamo stati tanto a scuola ma bisogna smettere di prenderci per imbecilli: siamo uomini che hanno esperienza sul campo. Io ho 6600 immersioni all’attivo nella zona, so di cosa parlo, e mentre prima bisognava scendere a 300 metri di profondità per avere le attrezzature da pesca che rimontavano con il fango, oggi invece si ha già fango a 122 metri. Quindi cosa aspettiamo per fermare questi sversamenti? Anche se oggi è solo fango, dato che i componenti sono il risultato di questi prodotti, di queste acque reflue, se i componenti sono tossici si devono fermare immediatamente. E qui c’è stato un colossale abuso di potere da parte del nostro ex primo ministro, il signor Valls, che si è permesso di dare ordine al prefetto di autorizzare a continuare con gli scarichi. È stato un abuso di potere perché accaduto dopo aver incontrato il ministro dell’Ecologia, e lei voleva fermarli. Ci siamo rivolti alla giustizia perché comunque questa fabbrica è obsoleta, è preistorica, ha 120 anni e non è a norma.

La cartografia dell’impatto che non è neppure contestato dall’industriale, la cartografia dell’impatto della zona colpita dai fanghi rossi parte dal sud di Martigues a ovest e va fino al sud di Tolone: 2400 metri quadrati ricoperti più o meno di fango. Certo, a livello del canyon di Cassidaigne ce n’è per 34 metri di altezza nel letto del canyon, ma quando siete fuori Tolone c’è uno strato di 10 centimetri di fango che non si può fissare perché è come della cenere, è un prodotto molto leggero che se ne va in giro secondo le correnti. Quando abbiamo fatto discendere il sottomarino finanziato da France 3 per l’emissione tv Thalassa il 4 maggio 2016, abbiamo ben potuto constatare che nonostante non si fosse sversato fango dall’1 gennaio 2016 dopo quattro mesi avevamo ancora delle nuvole di fango di diversi metri di altezza generate semplicemente dalle correnti e dalla grande leggerezza del prodotto. Questo prodotto gira e quando la corrente dell’acqua dominante è quella ligure-provenzale, ovvero che parte dall’Italia e va verso ovest, lo vedono bene i nostri pescatori che vanno verso ovest, un prodotto tossico che esce dalle condutture di Gardanne oggi in tre giorni è in Spagna.

La Convenzione di Barcellona vieta gli scarichi nel Mediterraneo, non specialmente nelle aree marine protette: nel Mediterraneo
La Convenzione di Barcellona è stata ratificata dalla Francia nel 1986. Non si rispetta la Convenzione di Barcellona, non si rispetta il Trattato di Atene, non si rispetta la legge sull’acqua

Non vedo perché si demolisce una balera che non disturba nessuno perché è illegale e invece si lascia questo che non è pipì di gatto: è 270 metri cubi l’ora 24 ore su 24 364 giorni l’anno: fa 6480 tonnellate al giorno, fa due piscine olimpiche al giorno di prodotti tossici nel Mediterraneo, tra gli 8 e gli 11 chili di arsenico, cosa serve ancora perché si rendano conto che bisogna fermare questo schifo?

Il miglior modo di disinquinare è non inquinare affatto perché parlare di disinquinamento in un posto come il canyon di Cassidaigne è nel regno dell’impossibile e penso anche che sarebbe rischioso cercare di muoverlo talmente è consistente la sedimentazione
Ho più paura degli inquinamenti subdoli, dei fusti contenenti prodotti radioattivi che sono stati scaricati. C’è stata un’emissione una volta che ci ha fatto venire la pelle d’oca passata sul programma Thalassa dove si denunciava la sparizione senza segnale di soccorso di barche e quando sono riusciti a trovare dei relitti di queste barche immersi molto in profondità si vedeva molto chiaramente che queste barche erano state rimediate volontariamente per essere immerse di nascosto con dei fusti contenenti prodotti radioattivi e questo è invisibile e rischia di essere molto più pericoloso. C’è gente che si occupa di questo tipo di inquinamento, che ancora una volta sono degli inquinamenti invisibili ma certamente molto più pericolosi tanto più che distruggeranno il mare il giorno in cui i fusti saranno perforati, e questo può succedere tra parecchi anni…